Talento finissimo: il suo Chopin è una goccia di consolazione

Michelangelo Stregapede

di Renato Farina (LIBERO Quotidiano - Venerdì 12 luglio 2002)

Giovani talenti se ne vanno raminghi a cercare ingaggi che neanche consentono decorosa sopravvivenza. E questo vale specialmente per i pianisti che neppure possono trovare rifugio e salario nelle rare orchestre. Nessun pianga: la vita è dura, e ribadiamo un po' darwinisticamente che la prova migliora e affina. Però stavolta abbiamo fretta: non vorremmo che l'inerzia e le camarille estinguesse la specie.

Capita talvolta infatti di imbattersi in qualcuno che sappia far accadere la musica e insieme la possibilità per chi la ascolta di ritrovarsi in armonie magari note e già digerite, e che improvvisamente sembrano capaci di cambiarci di dentro. Ed allora occorre che chi può, si muova. La Scala? Magari. Questa è stata la mia personale esperienza, che non conta niente, ma è autentica ascoltando Michelangelo Stregapede.

La goccia di Chopin da lui interpretata colora di consolazione il nostro cammino pieno di guai: forse non siamo soli. E persino la cascata di note della Tarantella di Rossini diventa allegria e insieme, inesplicabilmente, malinconia: un'esperienza che ci fa capaci di guardare diversamente chi amiamo. Ecco perché tiriamo fuori questa nostra scoperta.